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LA PATRIA BOLIVARIANA: UNA QUESTIONE DI AUTODETERMINAZIONE NAZIONALE

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L’analisi – anche se solo abbozzata – dei profili che Bolívar e Rodríguez (1) tracciano per il consolidamento dell’idea di Patria, con un’esplicita prospettiva rivoluzionaria, consente di capire come le ragioni che giustificavano la subordinazione al dominio spagnolo e la totale dipendenza dalla madrepatria erano destinate a soccombere di fronte alla necessità di porre in pratica un concetto politico ancora non ben definito per l’epoca, ossia, quello dell’autodeterminazione nazionale.

L’autodeterminazione è il principio del rispetto della sovranità, del valore della capacità autonomistica dei popoli; ma, affinché possa rendersi applicabile, senza impedimenti da parte del governo né dalla legge, prima si deve concretizzare l’indipendenza mediante la messa in pratica del diritto di secessione.

Tuttavia, non è facile che la mentalità coloniale riconosca questo diritto, poiché significa la perdita dei privilegi incondizionati nella periferia soggiogata, la quale assume, mediante la secessione, non solo la sovranità politica, bensì anche quella economica, sociale e culturale, liberandosi in questa forma dalla zavorra impositiva dei valori della cultura imperiale dominante.

Dunque, come si può dedurre da ciò che è stato appena esposto ne Lo sguardo del patriarca (2), l’emancipazione bolivariana non vuole altro che la libertà naturale dei popoli americani, al fine di avviare un processo d’integrazione continentale che si fondi sulla conoscenza e il rispetto della diversità culturale e – come si è scritto nei paragrafi precedenti – nella conseguente concessione degli strumenti necessari affinché le nazioni, le enclavi culturali e religiose, le loro collettività linguistiche, culturali, religiose ecc. possano disporre di una propria sfera di potere che consenta loro di rendere più efficace ed autentica, e soprattutto più giusta, l’integrazione di questi gruppi nel progetto di una comunità unica.

 

L’idea dell’autodeterminazione dei popoli ha contorni molto imprecisi 

Su quanto è stato detto in precedenza e alla luce della realtà internazionale contemporanea, scaturiscono due domande ovvie: 1) La politica di autodeterminazione nazionale non comporta una minaccia per una probabile integrazione internazionale? 2) Questo progetto di comunità unica non implica una probabile abolizione delle autonomie nazionali?.

La risposta è semplice: l’erronea e abusiva identificazione dell’autodeterminazione con il separatismo e la secessione ha fatto sì che questo diritto venisse percepito come una minaccia per la pace e la stabilità internazionali. Tuttavia l’autodeterminazione, la secessione e il separatismo non sono da considerare processi o realtà identiche. Possiamo osservare che determinati argomenti, siano giuridici o politici, adottati, ad esempio, contro la secessione, non possono né devono essere applicati contro l’autodeterminazione in forma generale, visto che la messa in pratica del diritto di autodeterminazione non include necessariamente la creazione di uno Stato mediante l’esercizio del diritto di secessione. Esistono molte altre formule, quali l’autonomia, il federalismo, il condominio, il protettorato, ecc. Per Bolívar e i suoi seguaci la formula giusta è stata quella del processo emancipatore, che avrebbe dato luogo all’integrazione congiunta delle diverse autonomie americane. Oggi, questa nozione del pensiero bolivariano persiste, focalizzando l’obiettivo nella formula dell’autodeterminazione nazionale, nel rafforzamento della capacità di autonomia e nel riscatto del senso di sovranità dei popoli.

Già la sola nozione di questa formula delinea i contorni imprecisi che sono stati tratteggiati – per via degli interessi coloniali – nel processo di autodeterminazione nazionale. E per contribuire ad offrire un profilo migliore, conviene trascrivere di seguito i concetti d’autodeterminazione nazionale, secessione e separatismo.

 

  1. Autodeterminazione nazionale: nuova forma d’organizzazione politica dove si possono conciliare l’autonomia di certe collettività umane e l’interesse generale dello Stato che le rappresenta, allo scopo di unire le decisioni politiche sul regime statutario della Nazione.

 

  1. Secessione: atto di diritto di una comunità o di uno Stato facenti parte della Nazione, per mezzo del quale viene posto un termine ai rapporti di dipendenza politica, sociale, economica e culturale.

 

  1. Separatismo: dottrina politica che sostiene la separazione di qualche territorio della Nazione, affinché questo raggiunga la sua indipendenza o si annetta ad un altro paese.

 

 Autodeterminazione e salute sociale nel contesto venezuelano

Considerando il tema dell’autodeterminazione nello specifico contesto venezuelano, dobbiamo affermare che una delle caratteristiche principali della nostra società è quella che vede l’insieme della popolazione essere più propensa a costruirsi un futuro, anziché restare in attesa di riceverlo, e ciò lo ha dimostrato mediante il valore e l’impegno con il quale ha partecipato nella lotta emancipatrice, fino alla più recente dimostrazione di coraggio con l’approvazione, tramite voto popolare, dell’attuale Costituzione Nazionale.

Questa esperienza partecipativa, di corresponsabilità nella determinazione del futuro nazionale – si potrebbe dire -, ha dimostrato che il percorso della crescita sociale del Venezuela è cominciato, e in una forma che, finalmente, prende in considerazione elementi più saldi per la configurazione dello spirito patriottico e nazionalpopolare, che non quello  di uno sviluppo economico ampiamente diffuso. Vale a dire, il “tanto hai, tanto vali”, così profondamente radicato nella nostra “società petrolifera”, in questo momento viene sostituito con il “tanto vali quanto più e quanto meglio partecipi alle decisioni sociopolitiche del paese”.

E questa “migliore partecipazione”, che equivale ad una adeguata partecipazione alla responsabilità, funzione e natura di chi lo fa, è un sintomo sicuro della salute sociale di qualunque popolo. Una salute che, pensatelo bene, irrobustisce la possibilità dell’autodeterminazione dell’avvenire, eliminando anche l’attuale imprecisione dei suoi contorni.

 

Una faccenda di buona intenzione

Su questo sentiero marciano tutti i cittadini di buona volontà che formano la società venezuelana, di ciò non resta il minimo dubbio. Senza i distinguo di classe, di razza, di professione o di livello economico – questo modo di misurare la realtà, in questo momento, si rivela francamente obsoleto, se non addirittura irritante -, i venezuelani che comprendono e sentono il paese in una soggettività ben intenzionata, e non da un’oggettività compromessa coi gruppi del potere egemonico, si apprestano a costruire il loro futuro guardando da tutte le parti; vale a dire, osservando con rispetto e dignità la situazione sociale dei loro concittadini e le ristrettezze reali che mandano in rovina la patria, per reagire a queste con proprietà e prontezza.

Ecco perché ciascuna delle istituzioni che costituiscono la struttura e il bastione della patria – la Forza Armata Nazionale, tra queste – devono mantenere uno sguardo vigile sul paese e realizzare uno sforzo sempre maggiore, in modo da evitare che i fattori determinati “dall’obiettività compromessa” sommergano l’ambito nazionale con consegne di discordia e di carattere antipatriottico. Lo spazio della dottrina dell’autodeterminazione nazionale, consacrata nella Costituzione della Repubblica Bolivariana del Venezuela come un diritto inalienabile, è quello della comprensione, della vocazione, dell’obbedienza e del rispetto verso il popolo e la Patria; è quello del contributo e della costruzione di un futuro collettivo, libero da vergogne, reclami, tradimenti e lamentele. Non vogliamo aspettare, né chiediamo che il popolo lo faccia, che ci servano su un vassoio d’argento il futuro che meritiamo. No. Il futuro lo dobbiamo costruire insieme, in armonia e con assoluto attaccamento ai doveri etici e politici impostici dal nostro impegno di cittadini verso la Patria sognata da Bolívar e da Simón Rodríguez.

 

 

 

* Nelson González Leal è giornalista e scrittore venezuelano, opinionista del settimanale politico “El Clarín” (Cumaná, Regione Sucre), nonché vicedirettore di Letteratura del Consiglio Nazionale della Cultura del Venezuela e Coordinatore Generale della Fondazione di Studi Politici “Luis Hómez”. Il testo che presentiamo è un estratto (pp. 33-40) dal suo libro Pensar la Patria, Consejo Nacional de la Cultura, Biblioteca básica temática, Caracas, Venezuela, 2004.

 

 


1. Simón Rodríguez (1771 – 1854), pedagogo e scrittore venezuelano, fu maestro di Bolívar. (N.d.T.)

2.  La mirada del patriarca in Nelson González Leal, Pensar la Patria, cit., pp. 25-31.

 

 
(Traduzione dallo spagnolo di Vincenzo Paglione)


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